Toscana futura, la Sant’Anna guarda avanti: “Pronti ad attrarre le menti migliori d’Europa”

Cultura, economia, ambiente, scuola, spettacoli, nuove generazioni, memoria storica: tema per tema, e questi sono solo alcuni di quelli che tratteremo su queste pagine nei prossimi giorni, da oggi La Nazione accompagnerà i suoi lettori verso il nuovo anno con una serie di interviste, per capire cosa ci si può aspettare dall’incombente 2024.

Si parlerà quindi di futuro, e sarà quello il minimo comune denominatore delle nostre interviste, ma anche di questo 2023 che se ne sta andando, di quello che ci lascia e di quello che, bene o male, ha portato alla nostra regione negli ultimi dodici mesi.

Iniziamo oggi questo viaggio nella Toscana che verrà parlando con Sabina Nuti, rettrice della Scuola superiore di studi universitari e di perfezionamento Sant’Anna di Pisa, una delle eccellenze più fulgide della nostra regione.

“Nel 2024, soprattutto per permettere alla scuola di attrarre giovani ricercatrici dall’estero, avremmo bisogno di più flessibilità. Quella flessibilità che ci consenta di costruire proposte per il reclutamento adatte e interessanti per le donne ricercatrici che spesso hanno famiglia e figli e che cercano un posto dove svolgere la loro ricerca, ma anche soluzioni per non spezzare la famiglia e quei servizi di welfare che siano adeguati alle loro necessità”.

Parola di Sabina Nuti, rettrice della Sant’Anna di Pisa, che ammette: “Spesso i meccanismi di reclutamento attuali non ci permettono di centrare fino in fondo questo obiettivo”.

Perché?

“Perché la pubblica amministrazione deve fare i conti con una serie di vincoli. Questo, tra l’altro, rende l’università pubblica poco competitiva, ad esempio, rispetto agli atenei privati che possono chiamare chi vogliono e come vogliono anche prevedendo proposte per entrambi i coniugi. Una maggiore flessibilità dunque ci permetterebbe di far ritornare in Italia più donne scienziate, ma occorre capire che ci vuole anche un sistema di servizi di welfare di cui ancora l’Italia è molto carente”.

Quali sono le prospettive di crescita della Scuola e le priorità?

“Certamente portare a compimento il piano di sviluppo edilizio. Nei prossimi mesi sarà disponibile Palazzo Boyl, appena ristrutturato, che ospiterà laboratori di ricerca, aule didattiche e uffici amministrativi del Sant’Anna, liberando ulteriori spazi per la didattica nella nostra sede centrale. Nel secondo semestre dell’anno riaprirà Santa Croce in Fossabanda, che nei prossimi mesi acquisteremo dal Comune e che diventerà uno studentato da 70 posti letto distribuiti tra gli allievi ordinari e Phd, Infine, auspico che sia anche l’anno della posa della prima pietra del nuovo polo scientifico e tecnologico di San Giuliano Terme che richiederà circa due anni di lavori”.

Il suo buon proposito per il 2024 invece qual è?

“Mantenere la capacità della Scuola di essere una comunità coesa. Dove il noi conta più dell’io e che finora ci ha permesso di essere interlocutori apprezzati anche per il mondo imprenditoriale. La cifra del nostro impegno si misura nelle scienze applicate e fare squadra è un ingrediente decisivo del nostro Dna per continuare a essere capaci di lasciare il segno”.

Anche per aumentare il peso specifico della Scuola a livello internazionale soprattutto nel campo della ricerca.

“Sì, un indicatore chiave e il nostro fiore all’occhiello sono i progetti Erc: ogni anno aumenta il numero dei ricercatori che presentano la loro proposta e che arriva fino alla fase finale della selezione nonché il numero dei vincitori che già sono alla Scuola o che sono chiamati a farne parte”.

Vuole fare qualche nome?

“Nell’ultimo anno ricordiamo Leonardo Cappello, ricercatore di biorobotica, con il suo progetto che impianterà esoscheletri direttamente nel sistema scheletrico in persone con disabilità motorie nelle mani; Francesco Lamperti, professore associato di economia, con il suo progetto per la valutazione sulla sostenibilità degli impianti di rimozione della Co2; Tommaso Andreussi, professore ordinario di ingegneria, con il suo progetto per rendere possibile il volo di satelliti nell’alta atmosfera alimentandoli con pannelli solari. Infine, Giovanni Stabile, che arriverà alla scuola a brevissimo, con il suo progetto per la predizione del microclima in ambito urbano fino a quello di un ricercatore tedesco, Fabian Meder, che arriverà alla Scuola come professore associato e lavorerà su un sistema per mettere a riserva l’energia elettrica direttamente dalle foglie”.