Più forte di ogni difficoltà. L’anno fantastico di Spagnoli: “Il mio sogno? Le Olimpiadi…”

Una chiamata di fine anno non prevista e neppure programmata, la valigia con l’immancabile fucile, un viaggio a Dubai e il ritorno a Carrara con un altro oro al collo. Per Alessandro Spagnoli, atleta paralimpico (categoria PT2, ovvero tiratori con disabilità agli arti inferiori) nel tiro al piattello, fossa olimpica, la bacheca dei trionfi inizia ad essere troppo piccola dopo l’ennesimo successo iridato sulle rive del golfo Persico, dove ha conquistato il primo posto individuale in coppa del mondo. “Non me lo aspettavo, ma quando arriva la chiamata per la maglia azzurra bisogna rispondere e quando vado ci tengo a fare bene, mi piace fare bella figura. Non era una medaglia scontata ma ci tenevo tanto e sono felice di esserci riuscito, anche per la città che da poco mi ha onorato della benemerenza. Il segreto? Lavorare tanto e crederci sempre perché senza lavoro nessun sogno di realizza”.

Così Spagnoli si racconta al rientro dagli Emirati Arabi dove, ancora una volta, è stato la canna da fuoco più precisa, ultimo atto (per adesso) di un palmares già ricco ma che potrà allungarsi, visto che all’orizzonte del nuovo anno ci sono già in vista una coppa del mondo per squadre nazionali in marzo a Nuova Delhi, in India, e un campionato mondiale a Granada, in Spagna. “Il 2024 sarà un anno ricco di appuntamenti importanti e soprattutto a Granada voglio esserci perchè sono particolarmente attaccato alla Spagna. La medaglia più bella? La prima vinta nel 2017, poi quella di Sidney è stata l’apoteosi, non partivo da favorito e sono stato il primo italiano a vincere”. Per Spagnoli il sogno nel cassetto resta la paralimpiade: “Tutto dipende dal Comitato Internazionale Paralimpico, c’è un numero chiuso di sport che possono partecipare e al momento non ci sono spazi per nuove discipline. Sono anni che promettono di inserire il tiro a piattello ma ancora non è stato fatto nulla. Per tutto il movimento, che adesso punta a essere presente a Los Angeles 2028, sarebbe molto importante”.

Classe 1972, un lavoro nella attività di famiglia che commercia in attrezzi per la lavorazione del marmo, per Spagnoli l’avventura nel tiro al piattello inizia nel 2011, l’anno successivo ad un brutto incidente stradale in moto che, oltre al bacino rotto, lascia danni permanenti alla gamba sinistra e in particolare al piede. Spagnoli era già stato uno sportivo: in gioventù si era dedicato al calcio (ruolo terzino e mezzala, sempre sulla fascia sinistra) e dal vivaio della Fiorentina era poi andato al Lido di Camaiore sognando una carriera da calciatore, ma non aveva disdegnato neppure la bicicletta. L’incidente in moto entra a gamba tesa nella sua vita, ma nello sport trova la forza per reagire: “Non potevo più praticare sport come corsa, calcio e sci, ma ho avuto la fortuna di fare ciò che avevo sempre sognato fin da bambino: sparare al piattello. Sono sempre andato a caccia e così avrei potuto tirare. Lo sport è l’anima della vita di una persona – racconta l’atleta plurimedagliato citando il suo motto – per principio non mi piango mai addosso e non mi arrendo facilmente. So benissimo che è proprio dalle sconfitte che partono i successi perché da una vita facile non nasce niente, mentre dalle difficoltà escono i successi. E’ la parabola dello sport che devi applicare anche alla vita perché per i successi si gioisce, ma dalle sconfitte arriva la forza per imparare a gestire i momenti critici e per nuovi spunti di lavoro in allenamento. Lo sport ci insegna a fronteggiare anche gli aspetti più feroci della vita. Anzi, forse quegli aspetti rappresentano proprio il bello dello sport. Fare attività sportiva da paralimpico comporta sforzi notevoli dal punto di vista fisico-atletico, ma anche e soprattutto disagi per costi e distanze da percorrere – continua Spagnoli che per allenarsi deve andare tre volte la settimana nella struttura sportiva di Pisa dove ogni allenamento è fatto di due o tre sedute giornaliere da 25 piattelli ciascuna – le vere difficoltà della vita non sono quelle fisiche ma quelle morali”.

Per alcuni il fatto di usare un fucile crea alcuni imbarazzi e qualche pregiudizio: “Al di là dei pregiudizi, il tiro a piattello è uno sport educativo e per i paratleti rappresenta una buona opportunità per fare sport e partecipare a tante bellissime manifestazioni – continua Spagnoli – io ho iniziato quasi per gioco e adesso sono ai massimi livelli, sarebbe bello che il movimento si allargasse. Ma per crescere il movimento ha bisogno di impianti idonei e sarebbe bello avere un impianto a Carrara”.

I raduni della squadra nazionale invece si tengono prevalentemente a Lonato, nel bresciano, dove esiste un impianto di prim’ordine, sotto la guida dei tecnici Benedetto Barberini e Riccardo Rossi. Per le sue imprese sportive, nello scorso mese di novembre Spagnoli ha ricevuto la benemerenza civica a palazzo comunale “non solo per i prestigiosi risultati ottenuti nel corso della carriera agonistica ma, soprattutto, per la straordinaria resilienza dell’atleta, da mostrare come esempio alle generazioni presenti e future di atleti carraresi”. E ha ricevuto anche il premio “Fair play alla promozione” del Panathlon perché “già campione del mondo nel tiro a volo paralimpico nel 2019, quasi incredulo dei suoi successi, ha invitato i giovani a provarci perché niente è impossibile”. E per lui non sono impossibili nuovi traguardi.