Intexo e l’assistenza sul web per i medicinali delle malattie rare

L’aiuto ai malati sui farmaci e il welfare nell’azienda: la consulenza che premia

«Ho letto sul giornale cos’era un’azienda B Corp, mi è piaciuto il concetto e ho pensato che anche noi avremmo dovuto seguire quel percorso». Matteo Mantovani, 53 anni, è rimasto fedele alla sua promessa. Nel 2018 Intexo, la società di consulenza di cui è presidente e socio insieme a Mariangela Prada, 43 anni, che è l’amministratrice delegata, ha ottenuto la certificazione americana. Con un punteggio iniziale di 81,6, ma oggi quello che hanno sottoposto a nuova verifica è di 128,6. «Essere B Corp – racconta Matteo – innesca un circolo virtuoso di trasformazioni che genera forza positiva. Promuovere il benessere dei dipendenti per noi è diventata la normalità, non l’eccezione. Fa bene a tutti, al singolo e allo spirito di squadra. Il tornaconto è la contentezza, un risultato che non si quantifica con i soldi».

Intexo conta 28 dipendenti, di cui il 75 per cento sono donne. L’età media è di 43 anni. La regola è il contratto a tempo indeterminato per tutti. «Al momento – precisa Matteo – abbiamo solo un contratto a termine. Anche il modo di interpretare il nostro lavoro è cambiato. Prima eravamo dei semplici consulenti, adesso ci sentiamo una comunità e nel viverci tali riusciamo a dare più valore a quello che facciamo, cioè aiutare i pazienti ad avere accesso alle terapie nel più breve tempo possibile». Intexo assiste le aziende farmaceutiche nella preparazione della documentazione scientifica e normativa da presentare all’Agenzia italiana del farmaco per l’autorizzazione al commercio di un nuovo farmaco. È così che fa utili. Mentre a livello gratuito fornisce alle associazioni di pazienti tutte le informazioni sulle procedure di accesso precoce ai medicinali non ancora autorizzati in Italia o per indicazioni diverse da quelle con cui sono stati registrati e vengono normalmente prescritti (uso off-label).

La ricetta che è valsa a Intexo il titolo di B Corp è la combinazione di un piano di welfare aziendale, un sistema di abbattimento dell’impatto ambientale, progetti di collaborazione pro bono con enti di ricerca e pazienti (come lo studio sull’impatto economico della pandemia sui pazienti non Covid), donazioni a onlus (pari all’1,5 per cento dell’utile) e condivisione libera sul sito web aziendale di report sui tempi di disponibilità dei farmaci antitumorali e per le malattie rare. I dipendenti hanno diritto a 2 giorni alla settimana in smart working, un giorno al mese per svolgere incombenze personali, 4 ore retribuite al mese per attività di volontariato, 5 giorni in più di congedo paternità (rispetto ai 10 previsti per legge), un contributo di mille euro all’anno in parte spendibile per baby sitter, asilo, mensa scolastica, palestra, teatro, cinema, e in parte costituito da voucher e rimborsi per carburante, latte artificiale, pannolini, car e bike sharing, abbonamento annuale ai mezzi pubblici.

Vengono inoltre proposti tre sondaggi all’anno ai dipendenti per misurare il grado di soddisfazione e conoscere in che cosa si sentono carenti al fine di organizzare interventi mirati di supporto. Infine, per ridurre l’inquinamento dell’ambiente, la società usa solo energia elettrica da fonti rinnovabili, compensa le emissioni di Co2 del sito web, ha eliminato l’uso della plastica monouso, utilizza solo carta riciclata, prodotti ecosostenibili per la pulizia degli uffici e lampadine a basso consumo energetico.