Amiloidosi hATTR, via libera in Italia per il farmaco vutrisiran

Il nuovo trattamento può essere somministrato per via sottocutanea e ha una maggiore durata di azione rispetto al suo ‘predecessore’ patisiran: la terapia si effettua ogni tre mesi, e non più ogni tre settimane

Roma – I pazienti italiani affetti da amiloidosi ereditaria da transtiretina (hATTR) hanno finalmente a disposizione una seconda terapia di RNA interference dopo l’approvazione, nel 2018, del patisiran. Il nuovo farmaco si chiama vutrisiran (nome commerciale Amvuttra), e come il patisiran è prodotto dall’azienda americana Alnylam. La molecola era già stata approvata dalla Commissione Europea nel settembre 2022 e ora, con la determina dell’AIFA pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 18 agosto scorso, potrà essere somministrata anche in Italia alle persone affette da questa malattia rara, progressiva, debilitante e potenzialmente fatale. Nello specifico, l’indicazione è per i pazienti adulti con polineuropatia allo stadio 1 o allo stadio 2.

A portare a questa decisione gli enti regolatori sono stati i risultati positivi del trial di Fase III HELIOS-A, uno studio clinico che ha riguardato anche quattro centri italiani. Abbiamo chiesto ai principal investigator della sperimentazione – la dr.ssa Laura Obici (Policlinico San Matteo di Pavia), il dr. Marco Luigetti (Policlinico A. Gemelli di Roma), il dr. Davide Pareyson (Istituto Neurologico C. Besta di Milano) e la prof.ssa Anna Mazzeo (Policlinico G. Martino di Messina) – di spiegare nel dettaglio l’importanza di questo nuovo farmaco e le differenze con il suo ‘predecessore’ patisiran.

Cosa rappresenta oggi l’approvazione di vutrisiran per i pazienti con amiloidosi hATTR?

“Vutrisiran è una nuova, importante opportunità di trattamento per i pazienti con amiloidosi ereditaria da transtiretina”, dichiara la dr.ssa Laura Obici, del Centro per lo Studio e la Cura delle Amiloidosi Sistemiche della Fondazione IRCCS – Policlinico San Matteo di Pavia. “Come patisiran, vutrisiran silenzia il gene della transtiretina attraverso il meccanismo della RNA interference, riducendo di oltre l’80% la concentrazione del precursore amiloidogenico circolante. La persistente riduzione della transtiretina nel plasma ostacola la progressione della neuropatia e della cardiomiopatia, consentendo di stabilizzare o migliorare il danno d’organo in una percentuale molto elevata di pazienti. Rispetto a patisiran, vutrisiran può essere somministrato per via sottocutanea e ha una maggiore durata di azione, per cui la terapia si effettua ad intervalli di tre mesi. Il nuovo farmaco combina pertanto l’efficacia e la sicurezza di patisiran con tutti i vantaggi di una terapia non invasiva”.

A quali bisogni clinici insoddisfatti risponde oggi la disponibilità del farmaco in Italia?

“Ritengo che il vutrisiran racchiuda al momento tutti gli aspetti fondamentali di un farmaco per una malattia rara, invalidante e progressiva come l’amiloidosi hATTR”, sottolinea il dr. Marco Luigetti, dell’UOC di Neurologia della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS di Roma. “Il meccanismo di azione risulta molto efficace, basandosi sulla stessa tecnologia di silenziamento genico già utilizzata da anni per il patisiran, ed ampiamente dimostrata come efficace in questa patologia con un possibile effetto ‘reversal’ [effetto di regressione dei sintomi della malattia, N.d.R.] nel 10% circa dei pazienti. Il vutrisiran, inoltre, abbina a questo meccanismo di azione una estrema maneggevolezza, con una modalità di somministrazione sottocutanea che può essere effettuata tranquillamente a domicilio e senza alcun bisogno di premedicazioni, necessarie, invece, per le somministrazioni endovenose di patisiran. Ha, infine, una lunga emivita, che consente di assumere il farmaco ogni tre mesi, invece che ogni tre settimane”.

Qual è la maggiore innovazione di vutrisiran nel panorama terapeutico dell’amiloidosi da transtiretina?

“Come sottolineato dai miei colleghi, vutrisiran unisce l’efficacia dimostrata da patisiran nel ridurre (“silenziare”) la produzione di transtiretina e nell’arrestare la progressione di neuropatia e cardiopatia in una quota rilevante di pazienti – o addirittura indurre dei miglioramenti – con una estrema maneggevolezza e comodità d’uso, mantenendo al contempo un’ottima tollerabilità, con effetti collaterali decisamente contenuti e senza necessità di premedicazione”, commenta il dr. Davide Pareyson, direttore dell’Unità Malattie Neurodegenerative e Neurometaboliche Rare della Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano. “La nuova formulazione di questo RNA-interferente, coniugato con la molecola N-acetilgalattosamina (GalNac), consente infatti di veicolare più efficacemente l’oligonucleotide al fegato, sede principale di produzione della transtiretina, e quindi di somministrarne una dose decisamente minore rispetto al patisiran, per via sottocutanea invece che endovenosa, e con una frequenza nettamente inferiore (ogni tre mesi e non più ogni tre settimane). È facile comprendere come per la popolazione di pazienti affetti da amiloidosi questa formulazione terapeutica rappresenti un notevole miglioramento della qualità della vita, essendo somministrata con una semplice iniezione sottocutanea effettuata da parte di personale sanitario, anche al domicilio, quattro volte l’anno!”

Con l’arrivo del farmaco, come cambierà la gestione dei pazienti nei centri clinici?

“La recente approvazione di vutrisiran da parte di AIFA determinerà un’ulteriore svolta nel trattamento dell’amiloidosi ereditaria da transtiretina”, conclude la prof.ssa Anna Mazzeo, dell’UOC Neurologia e Malattie Neuromuscolari dell’AOU Policlinico G. Martino di Messina. “Vutrisiran consentirà ai pazienti di evitare le periodiche ospedalizzazioni dovute alla terapia endovenosa con patisiran, cosa molto attesa anche nel nostro centro di Messina. I pazienti continueranno ad essere gestiti presso il centro per eseguire i controlli periodici, ma effettueranno comodamente la terapia al proprio domicilio”.