Glomerulopatia da C3: una malattia rarissima che aggredisce i reni

La corretta diagnosi dipende da un’attenta interpretazione della biopsia renale: ciò rende essenziale il ruolo dell’anatomo-patologo

I nostri reni sono formati da milioni di unità funzionali, dette nefroni, a loro volta composte da un tubulo renale con il proprio glomerulo, un ‘ciuffo’ di capillari ben aggrovigliati e racchiusi dentro una struttura nota come capsula di Bowman. Attraverso queste unità si realizzano i processi di filtrazione del sangue e riassorbimento tubulare che conducono alla formazione dell’urina. Perciò il glomerulo è indispensabile per il buon funzionamento del rene e quando subentra qualche problema a suo carico si comincia a parlare di glomerulopatie, cioè di condizioni che compromettono la fisiologica funzione renale di filtraggio. In questo gruppo di malattie rientra la glomerulopatia da C3 (C3G), una condizione molto rara e difficile da diagnosticare.

In un articolo pubblicato sulla rivista Nature Reviews Nephrologyun gruppo internazionale di studiosi ha esplorato a fondo l’abisso delle glomerulopatie, soffermandosi in particolare su quelle causate da depositi della proteina C3, patologie che sono associate a una compromissione del sistema del complemento. Questo specifico sistema dell’organismo è composto da un ampio insieme di proteine, tra cui la stessa C3, ed esercita un ruolo significativo nel contesto di numerosi processi legati al buon funzionamento dell’immunità innata e acquisita. Come spiega il dott. Camillo Carrara in un articolo pubblicato l’anno scorso sul Giornale Italiano di Nefrologia, le conoscenze acquisite nell’ultimo decennio in merito al sistema del complemento hanno permesso di catalogare con maggior precisione le glomerulonefriti membrano-proliferative (MPGN), suddividendole in due sottotipi: il primo è quello mediato da immunocomplessi, mentre il secondo comprende la forma correlata alla disfunzione della via alternativa del complemento, forma che è stata appunto chiamata C3G e che si caratterizza per un accumulo di C3 a livello dei glomeruli. Sulla base dell’osservazione dei reperti al microscopio elettronico, la C3G è stata ulteriormente suddivisa in malattia da depositi densi (DDD) e in glomerulonefrite da C3 (C3GN).

A livello sintomatico, nelle urine dei pazienti affetti da C3G si osserva la presenza di sangue (ematuria) e di proteine (proteinuria); in particolare, la perdita urinaria di albumina può essere accompagnata da gonfiore (edema), soprattutto a livello delle gambe e del viso. Ma il problema principale associato a questa malattia è legato al fatto che la disregolazione del sistema del complemento provoca, sia nella DDD che nella C3GN, la deposizione di C3 nei glomeruli che, di conseguenza, si infiammano. Ciò comporta l’instaurarsi di un danno renale progressivo che, nell’arco di una decina di anni, porta i malati verso un’insufficienza d’organo che richiede l’inizio di un trattamento dialitico o, addirittura, il trapianto di rene.

La C3G colpisce persone sia in età pediatrica che adulta: perciò, allo stato attuale delle cose, gli esperti suggeriscono per tutti i pazienti una valutazione completa dell’attività del sistema del complemento e dei livelli sierici delle proteine che lo compongono, accompagnata da una serie di esami del sangue per l’accertamento della funzionalità renale e dal dosaggio di specifici autoanticorpi. Tuttavia, la malattia prevede come criterio diagnostico di riferimento l’osservazione dei reperti della biopsia renale da parte dell’anatomo-patologo, che deve quindi conoscere e saper individuare correttamente i depositi di C3 a livello dei glomeruli renali.

Diverse indagini hanno dimostrato che circa un quarto dei pazienti con C3G è portatore di mutazioni nei geni legati al complemento, tra cui C3CFBCFHCFI e CFHR5. Per tale ragione, alla prima batteria di esami si associa l’esecuzione di test genetici che, vista la rarità della malattia e la quantità di geni da indagare, è disponibile solo presso laboratori specializzati. Va precisato che la correlazione tra la malattia e l’espressione genica è ancora in corso di approfondimento, ma sembra che i pazienti con C3G e con mutazioni nei geni del complemento rispondano meno bene al trattamento con micofenolato mofetile, un farmaco che agisce a livello del sistema immunitario.

Ad oggi non è disponibile un trattamento specifico per la C3G e nei pazienti si ricorre a terapie di supporto per ridurre l’edema, la pressione arteriosa e le altre manifestazioni della patologia. L’approccio terapeutico che sembra essere più promettente è quello volto a inibire la funzione del sistema del complemento, e in questo specifico ambito sono in corso, o in via di progettazione, diverse sperimentazioni cliniche. Nel frattempo, appare quantomai necessario promuovere un’adeguata consapevolezza della malattia tra medici e specialisti, affinché i pazienti affetti da C3G possano beneficiare di una diagnosi il più possibile tempestiva.