Trasporto aereo di persone con disabilità: ancora una denuncia da parte di una passeggera affetta da SMA

La testimonianza di Paola Tricomi: “Ciò che manca sono informazione e formazione del personale addetto e capacità di accogliere chi ha esigenze diverse dallo ‘standard’”

Quando si parla di trasporto aereo delle persone con disabilità il riferimento normativo è il Regolamento (CE) n. 1107/2006, che stabilisce che “le persone con disabilità e le persone a mobilità ridotta hanno gli stessi diritti di tutti gli altri cittadini alla libera circolazione, alla libertà di scelta e alla non discriminazione”. Storie come quella di Paola Tricomi, tuttavia, ci fanno capire che, come spesso accade, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. Un mare fatto di mancanza di informazione e preparazione.

Paola è una giovane ricercatrice siciliana e viaggia spesso sia per motivi di lavoro (collabora, tra gli altri, con la Scuola Normale Superiore di Pisa) che per cure. Paola, infatti, è affetta da atrofia muscolare spinale (SMA) e per questo è seguita al Centro Clinico Nemo di Milano. “Vivere in Sicilia – racconta – non è come vivere in qualsiasi altra regione d’Italia. Qui non ci sono treni accessibili e in più, essendo un’isola, gli spostamenti in aereo divengono obbligatori. Mancano tuttavia, a livello di politiche regionali, investimenti e politiche sulle infrastrutture e i trasporti. Ad oggi, la crescente difficoltà di muoversi in aereo sta diventando un problema che non lede soltanto gli aspetti lavorativi, interpersonali e relazionali ma anche il diritto alla salute. In Sicilia, infatti, non ci sono centri di riferimento per le patologie neuromuscolari. In passato erano attivi i centri di Messina e Palermo ma ora sono stati chiusi”.

A partire da questa situazione, con cui i siciliani sono costretti a convivere quotidianamente, Paola ci racconti la tua esperienza diretta?

La tratta che faccio regolarmente è quella che va da Catania a Pisa, ed essendo abituata a volare sono consapevole di dover contattare la compagnia aerea con anticipo, spesso passando giornate intere al telefono o in chat per discutere ogni dettaglio del mio viaggio. Gli ausili che sono solita trasportare con me a bordo sono un ventilatore acceso, uno spento di backup e una macchina della tosse. Trasporto con me, inoltre, dei farmaci che necessitano di stare a temperatura controllata e per questo sono collocati in borse frigorifere, con del ghiaccio. La mia carrozzina elettronica, invece, è particolarmente pesante, quindi non posso trasportarla ma sono costretta a spedirla.

Già nel giugno 2022, nel corso della procedura di prenotazione volo, la compagnia aerea Ryanair ha rifiutato la mia richiesta di trasporto a bordo del mio ventilatore polmonare attivo. In seguito a questo episodio increscioso sono stata contattata addirittura dal Ministero dei Trasporti (NDR Governo Draghi) che mi ha comunicato che, qualora Ryanair non mi avesse fatto viaggiare avrei dovuto ricontattarli perché si sarebbe trattato di un abuso ai sensi del diritto internazionale. Fortunatamente però, non senza ulteriore sforzo, la situazione è poi rientrata e sono riuscita a volare.

Anche di recente però, come hai denunciato sui social, hai avuto un’esperienza analoga. Ce la racconti?

Come mia abitudine, anche quest’anno ho iniziato a preparare il mio viaggio con largo anticipo, prenotando il volo con due mesi di anticipo e contattando poi la compagnia, infilandomi come al solito in una trafila burocratica a dir poco assurda, fatta di continui rimpalli da un ufficio a un altro, costretta a ripetere ogni volta da capo la mia situazione e le mie necessità. Ovviamente in questa fase la compagnia ha richiesto ogni possibile dettaglio tecnico relativo ai miei respiratori, dalla ditta produttrice alla tipologia di batterie, ecc.

Il primo riscontro ottenuto è stato positivo e mi è stata illustrata la procedura standard, che prevede la compilazione da parte di un medico di un modulo, fornito dalla compagnia, l’invio da parte mia e l’attesa dell’autorizzazione. Il modulo, però, è arrivato soltanto dieci giorni prima della data prevista per il volo, e solo a seguito di un mio ulteriore sollecito. Prontamente l’ho fatto compilare, restituito all’ufficio preposto e sono rimasta in attesa della risposta. Pochi giorni fa, a sei giorni dalla partenza [prevista per il 17 maggio, N.d.R.] quello che ho ricevuto è stata una “waiver letter”, ovvero lettera di rinuncia, in cui mi veniva richiesto di rinunciare all’utilizzo del ventilatore polmonare. In pratica, veniva autorizzato il trasporto ma non avrei potuto utilizzarlo in volo. Dopo aver, per l’ennesima volta, contattato telefonicamente Ryanair mi è stata confermata questa indicazione.

Anche a seguito di mia segnalazione dell’abuso, del promemoria di quanto successo l’anno scorso e della minaccia di fare un esposto alla Procura della Repubblica, la replica non è cambiata, hanno confermato che la decisione era stata della casa madre della compagnia e che non ci sarebbero state possibilità di modifica.

Il giorno dopo, nel corso dell’ennesima telefonata, dopo essere rimasta in attesa 45 minuti per un’ulteriore rivalutazione del mio “caso”, l’operatrice mi ha confermato di aver finalmente rilevato la differenza di applicazione dei protocolli tra l’anno scorso e quest’anno, e che a breve sarebbe arrivata una rettifica. La comunicazione successiva, arrivata effettivamente in maniera piuttosto rapida dopo la conclusione della telefonata, conteneva l’autorizzazione al trasporto e utilizzo a bordo del ventilatore attivo ma non più quella al trasporto degli altri ausili. Per ottenere l’autorizzazione completa, per farla breve, ho dovuto contattare nuovamente il call center e richiedere la modulistica completa.

Ciò che ho rilevato, oltre alla discriminazione in senso stretto, è una totale mancanza di comunicazione tra gli uffici e una profonda impreparazione quando si parla di tematiche di tutela del trasporto in aereo per le persone con disabilità. Credo, a dirla tutta, che non sia solo un problema solo di Ryanair ma del sistema di trasporto in generale. Tutte le compagnie hanno, ciascuna per il proprio, difficoltà e impreparazione nell’accoglienza e gestione dei passeggeri con disabilità.