Disabilità, Valentina Tomirotti: “All’Eurovision Italia al 1° posto nella narrazione abilista”

La giornalista e attivista punta il dito sul rischio di alimentare un immaginario per cui la persona con disabilità che fa ‘cose normali’ deve far commuovere tutti

“L’Eurovision è finito, l’Italia è arrivata quarta con Mengoni ma si è classificata al 1° posto nel podio d’onore della narrazione abilista diffusa, al momento dell’esibizione di Sam Ryder, da Gabriele Corsi, commentatore ufficiale dell’evento per la Rai insieme a Mara Maionchi”. È questo il commento a caldo di Valentina Tomirotti, giornalista pubblicista, social media manager e attivista nell’ambito della disabilità. Divenuta celebre online attraverso il suo Pepitosa Blog, Valentina è stata tra i protagonisti dell’edizione 2023 di #TheRAREside, la campagna di sensibilizzazione promossa da OMaR in occasione della Giornata Mondiale delle Malattie Rare.

L’episodio a cui si riferisce Tomirotti è accaduto durante la serata finale dell’Eurovision Song Contest, l’evento di riferimento europeo per il mondo della musica, tenutosi il 9-11-13 maggio scorsi a Liverpool, dopo che il Regno Unito è subentrato nell’organizzazione all’Ucraina, per via del conflitto in atto. Ad accompagnare la performance di uno dei beniamini di casa, Sam Ryder appunto, si è esibita una compagnia numerosissima di ballerini. Per chi se la fosse persa, il video della performance è disponibile a questo link. “La musica – commenta ancora Tomirotti – è stata messa in secondo piano in favore della coreografia di ballo che ha catturato subito l’attenzione del commentatore, il quale ha tenuto a mettere in luce, in modo finto aggressivo, che si esibivano sia ballerini “normodotati” (cit.) che ballerini “portatori di handicap” (cit.). Ma non è ancora abbastanza. Gabriele Corsi ha rincarato la dose di quella narrazione pietistica che piace molto al mondo standardizzato, affermando: ‘Se questo numero non vi commuove siete delle brutte persone’”.

L’accusa mossa dall’attivista è quella di alimentare un immaginario per cui la persona con disabilità che fa ‘cose normali’ deve far commuovere tutti, deve ispirare, motivare, deve essere eroica. “Non è accettabile che in un evento come l’Eurovision – prosegue Tomirotti – venga diffuso un messaggio così offensivo e stereotipato della disabilità, sia come esseri umani, sia come professionisti impegnati in una kermesse di quella portata. Non devono più esistere occasioni di comunicazione così fuorvianti e lontane dal rispetto dei diritti delle persone con disabilità. Il commentatore doveva badare meglio alle parole da utilizzare o cambiare il copione, ma non prestare il fianco a una narrazione di questo tipo: lesiva e discriminatoria”.

Le persone con disabilità su un palco – chiosa Tomirotti – sono professionisti come chiunque altro e non devono essere strumentalizzate come ‘merce empatica’ per far leva sulle emozioni del pubblico”.